Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge nasce dall'esigenza di aiutare tutte quelle famiglie in cui vi sia una persona diversamente abile non in grado di compiere gli atti quotidiani della propria vita.
Secondo una recente indagine dell'Istituto nazionale di statistica (ISTAT), i disabili in Italia sono oltre 2,6 milioni e le famiglie con un disabile grave sono almeno 1,4 milioni, il 6,6 per cento delle famiglie italiane. La stima si basa su un criterio molto restrittivo di disabilità, quello secondo cui sono considerate persone con disabilità unicamente quelle che hanno una totale mancanza di autonomia per almeno una funzione essenziale della vita quotidiana. Inoltre è bene chiarire che si tratta di stime che, presumibilmente, distorcono verso il basso il reale numero di persone con disabilità in Italia. Poiché, infatti, le persone con disabilità
6-14 | 15-24 | 25-34 | 35-44 | 45-54 | 55-64 | 65-69 | 70-74 | 75-79 | 80 e più | Totale | |
Maschi | 1,6 | 0,6 | 0,7 | 1,0 | 1,4 | 2,2 | 4,3 | 7,7 | 13,4 | 35,8 | 3,3 |
Femmine | 1,6 | 0,6 | 0,6 | 0,9 | 1,3 | 2,7 | 6,5 | 11,4 | 20,8 | 48,9 | 6,1 |
Totale | 1,6 | 0,6 | 0,6 | 0,9 | 1,3 | 2,5 | 5,5 | 9,7 | 17,8 | 44,5 | 4,8 |
Fonte: ISTAT, Indagine: «Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari» 2004-2005 |
Di fronte a questi dati, chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica non può più sottrarsi al compito di promuovere politiche in grado di estendere significativamente la rete dei servizi e degli aiuti per fornire risposte ai bisogni quotidiani di ogni singola persona non autosufficiente e della sua famiglia.
Bisogna sempre tenere conto che, quando si parla di handicap, la gravità non è mai un termine generico ma presuppone sempre una speciale condizione, certificata in base a una visita collegiale, che comporta l'impossibilità per il disabile di compiere «gli atti quotidiani della vita». Queste persone, se non vengono aiutate, non sono in grado di lavarsi, vestirsi, nutrirsi o partecipare alla vita sociale. Nella maggior parte dei casi il disabile in condizioni di gravità dipende completamente dal familiare che si occupa di lui.
Questo perché a tutt'oggi la famiglia costituisce ancora il perno su cui ruotano l'assistenza e la cura della persona diversamente abile. Infatti, nei nuclei familiari dove è presente un disabile grave, oltre alla normale attività lavorativa esterna necessaria al sostentamento familiare si deve aggiungere la cura e l'assistenza quotidiana a colui che non è in grado di badare a se stesso. Come è evidente, quindi, il nucleo familiare costituisce a un tempo la collettività e il luogo nel quale il diversamente abile è assistito prevalentemente e in modo continuativo, con notevoli oneri economici, e non solo, a carico dei conviventi che se ne prendono cura. Del resto, molto spesso, la presa in carico del disabile da parte della famiglia è dettata non solo da ragioni puramente affettive, ma anche economiche, soprattutto per i nuclei familiari che non versano in condizioni economiche tali da potersi permettere l'aiuto di professionisti del settore o semplicemente un aiuto esterno anche non qualificato. Questo con l'andare del tempo provoca, sicuramente, il logoramento fisico e psichico delle persone a cui è affidata la cura del diversamente abile. Ecco perché con questa proposta di legge vogliamo offrire a tali famiglie una nuova possibilità: il prepensionamento per uno dei familiari del disabile grave, su richiesta dell'interessato, fino a un massimo di cinque anni.